Cammini d’Italia svela La Via delle Valli: un nuovo progetto su e giù per 50 valli
un viaggio lento, sostenibile, autenticoQuando si parla di turismo lento si parla di un'esperienza immersiva che va oltre la semplice visita, puntando alla connessione profonda con la cultura e le tradizioni locali. Per vivere appieno il territorio, è fondamentale interagire con la gente del posto e immergersi nella realtà che si incontra, andando oltre la semplice prospettiva turistica. Il viaggiatore diventa parte integrante del paesaggio, scoprendo passo dopo passo quello che si ha intorno, attraverso una prospettiva unica. Questo approccio celebra la lentezza, la sostenibilità e l'autenticità come valori fondamentali del viaggio.
Così vicine ma così diverseA luglio 2025, noi di Cammini d’Italia siamo stati in Trentino per vivere in anteprima La Via delle Valli, un nuovo progetto di turismo lento che collega ben cinquanta valli alpine, dalle Dolomiti di Brenta al Lago d’Idro. Un gioco da ragazzi, vero? Abbiamo trascorso 5 giorni indimenticabili, alla scoperta di tre valli nelle quali non eravamo mai stati. Pur essendo vicine tra loro, ci ha colpito quanto invece differissero sotto diversi punti di vista, ed è stato per noi fantastico poter conoscere le tante particolarità che ciascuna di esse ha da offrire, attraverso un viaggio tra natura, avventura, paesaggi, storie ed enogastronomia.. Ed è proprio questa la magia de La Via delle Valli: anche se si trovano una accanto all’altra, ogni valle è un mondo a sé, con la propria anima paesaggistica, la sua storia e le sue tradizioni, che cambiano di passo in passo.
Val del LenoLa prima giornata ci ha portato in Val di Daone, dove l’itinerario è stato caratterizzato dalla forte presenza dell’acqua, con diverse cascate e lo scroscio dei torrenti sempre in sottofondo. Da qui ci siamo addentrati nella Val del Leno, una valle poco battuta, dove il verde dei boschi ne fa da padrone, ospitando le caratteristiche malghe e cascate come la Regina del Lago, nel cuore dell’Adamello.
Val d'ArnòIl secondo giorno è stato il turno della Val d’Arnò, dove il cammino si intreccia con la vita d’alpeggio e le tradizioni più autentiche. Abbiamo iniziato la giornata visitando Malga d’Arnò, dove ancora oggi si producono formaggi e latte d’alpeggio, per poi raggiungere Malga Maggiasone, dove il pascolo è il cuore dell’attività quotidiana. Qui abbiamo respirato la montagna vera: giovanissimi pastori che vivono l’alpeggio con passione, giornate scandite solo dai ritmi della natura, senza telefono e senza distrazioni. È in questi luoghi che si capisce quanto le comunità locali amino e rispettino profondamente il loro territorio, mantenendolo vivo e intatto.
Val GerménegaL’ultima parte del viaggio ci ha portato nella Val Germénega, la più selvaggia e primordiale: un intreccio di torrenti, laghetti alpini e silenzi profondi, interrotto solo dalle tracce lasciate dalla Grande Guerra. La sera, al Rifugio San Giuliano, una cena in orario per noi insolito, con ancora il sole che illuminava l’ambiente, ci ha permesso di assistere ad uno degli spettacoli più suggestivi dell’intera esperienza trentina, un tramonto con sfumature da cartolina, riflesso sulla superficie del lago e la cornice delle Dolomiti di Brenta tutta intorno. E poi, l’indomani…un’alba che difficilmente scorderemo...
L'EMOZIONE della scoperta - la Val del Leno
15.2 km – 1.112 m ⬈ / 1.112 m ⬊
Il nostro viaggio lungo La Via delle Valli è iniziato con una sorpresa: il fresco della Val di Daone.
Fin dai primi passi ci ha colpito la presenza costante dell’acqua: la si sente scorrere ovunque, tra i torrenti, le cascate e i laghetti che punteggiano la valle. Ad accoglierci c’era Laura, che ci ha consegnato la credenziale de La Via delle Valli e ci ha spiegato come funziona: un piccolo passaporto del camminatore per raccogliere il timbro appartenente ad ogni valle percorsa.
Grazie a Lucia e a suo padre, che ci hanno accompagnati in questo primo giorno, e con loro ci siamo subito immersi nel territorio, ascoltando i loro racconti sul perché questo angolo di Trentino sia così amato da chi lo abita. La nostra prima escursione ci ha portato nella Val del Leno, dove il sentiero sale dolcemente tra prati e abetaie prima di diventare più ripido e roccioso. Dopo la sosta alla spettacolare cascata Regina del Lago, ci siamo spinti fino a Malga Gelo, dove due malgari gestiscono oltre mille capi tra pecore e capre.
Avremmo voluto proseguire fino al Passo del Termine, conclusione prevista per la giornata, ma il meteo ci ha fermati: il cielo si è fatto scuro e, non appena siamo scesi a valle, il temporale è esploso. Un vero peccato, perché proprio lassù si trova la postazione per timbrare la credenziale de La Via delle Valli - un rituale speciale e particolare che però scopriremo meglio nel racconto dei prossimi giorni. La giornata si è chiusa con un aperitivo da Placido, un simpatico personaggio del territorio che ci ha accolto con la sua parlata trentina e un calore sincero.
Da lì ci siamo spostati a Roncone, dove ci aspettava il lago insignito della Bandiera Blu, un luogo tranquillo e suggestivo che ha accompagnato la fine della nostra prima giornata di cammino. Siamo tornati a riposare colmi di bellezza e di storie da portare con noi, già carichi di entusiasmo per le valli che ci aspettavano nei giorni successivi.
Il GUSTO della scoperta - la Val d'Arnò
12.9km – 865 m ⬈ / 865 m ⬊
La seconda giornata della nostra avventura su La Via delle Valli è iniziata la sera precedente, davanti ad un ottimo aperitivo Trentino a base di vino e speck doc., è proprio così che abbiamo conosciuto Frank, la nostra guida per il giorno successivo.
Dopo una sveglia di buon’ora e una colazione abbondante, ci siamo messi in auto verso i 1550 metri di Malga d’Arnò, dove il tempo ci è subito sembrato scorrere con un ritmo tutto suo. Ad accoglierci c’erano i gestori della malga, sorridenti e appassionati, che ci hanno fatto entrare nel loro mondo fatto di formaggi d’alpeggio e tradizioni che cercano di mantenere anno dopo anno.
Dalla malga, già si vede il pinnacolo del Passo del Frate stagliarsi contro il cielo, molto lontano da noi. Quando Frank ha indicato la cima e ha detto: «Dobbiamo arrivare lì», siamo stati attraversati da un mix di emozioni: eccitazione, un filo di timore per la salita impegnativa che ci attendeva, e tanto entusiasmo. Solo dopo aver respirato fino in fondo questa atmosfera, abbiamo iniziato il nostro anello escursionistico di circa 10 km, che sale tra prati, boschi e cascate fino alle placche rocciose del Passo del Frate.
La salita, a tratti tecnica, ci ha regalato forti emozioni: per alcuni di noi, come Gianluca, è stata l’escursione più bella mai fatta in montagna (ovviamente, a detta sua). Abbiamo avuto modo di attraversare anche un breve tratto di neve ghiacciata e, poco prima della vetta, con tratti non banali dal punto di vista tecnico e un pò impegnativi dal punto di vista fisico per un breve tratto, ma quel tanto che basta per sentire il cuore battere forte. Il percorso potrebbe non essere adatto a camminatori inesperti, specialmente se lo si percorre in autonomia e senza una guida. Ed è qui che abbiamo potuto vivere un momento simbolico del percorso: il primo timbro sulla credenziale. Questo progetto ha una credenziale speciale e originale: non un timbro classico, ma al termine di ogni valle vi è una targhetta su cui si poggia il foglio e, facendoci qualche passata sopra con la matita, compare il timbro della valle. Ovviamente ogni valle ha un suo timbro.
La discesa ci ha regalato un’altra esperienza speciale e del tutto inaspettata, il passaggio a Malga Maggiasone, dove il pascolo è il cuore di tutto. A differenza della Malga d'Arnò qua non si producono formaggi o latte, ma ci si occupa solo del pascolo durante l’alpeggio estivo e della crescita del bestiame. Ci siamo fermati ad ammirare il lavoro silenzioso di Lorenzo e della sua famiglia, di gente che vive la montagna ogni giorno, tra animali liberi e panorami immensi, e poi via verso la cascata della Cravatta e il ritorno a Malga d’Arnò.
Siamo tornati in valle stanchi ma felici, con negli occhi i colori dei pascoli e dei boschi, e con il cuore colmo di gratitudine per aver toccato da vicino una tradizione che resiste al tempo. La Via delle Valli ci stava regalando emozioni sempre più intense, e la curiosità per la prossima tappa – la selvaggia Val Germénega – era ormai alle stelle.
La NATURA della scoperta - la Val Germènega
20.1 km – 1652 m ⬈ / 1652 m ⬊
Il terzo e ultimo giorno della nostra avventura lungo La Via delle Valli ci ha portati nel cuore della Val Germénega, la più selvaggia tra quelle che abbiamo percorso. Con noi c’era Francesca, la nostra guida per la giornata.
Il sentiero parte subito deciso, in ripida salita tra fragoline di bosco e lamponi selvatici, e presto raggiungiamo una prima malga abbandonata: una breve sosta per riprendere fiato e respirare l’aria fresca che qui è purissima. Da lì la valle si apre e ci regala i suoi laghetti alpini, incastonati a quote diverse e regalandoci dei momenti di assoluta pace, in un luogo fuori dal tempo.
La salita continua, passo dopo passo, e finalmente dall’alto scorgiamo il luogo dove avremmo passato la notte: il Rifugio San Giuliano, adagiato accanto all’omonimo lago, raggiungibile solo a piedi. Qui il silenzio regna sovrano, interrotto solo dal vento e dai campanacci delle vacche al pascolo. Nessun segnale telefonico, nessuna connessione. Solo noi, la natura e il tempo che scorre lento, un’occasione rara per goderci un aperitivo in compagnia e chiacchiere spensierate al tramonto.
La giornata si è conclusa con una cena tipica trentina, abbondante e gustosa: canederli fumanti, spezzatino, polenta e dolci di montagna. Una vera e propria festa meritata per noi camminatori affamati,.
Che squadra, la nostra: affiatata, sorridente e un po’...strana! E così, la mattina dopo, sveglia alle 4:45, un chilometro di cammino nel silenzio assoluto, tra le vacche che ci fissano curiose mentre passiamo. Ci sediamo e aspettiamo, in silenzio. L’alba arriva piano, lenta e decisa: le cime si tingono di rosa, l’aria è ferma e fresca, e ci sentiamo piccoli di fronte a tanta bellezza.
Ci giriamo e ci coglie di sorpresa una scena: Gianluca con qualche lacrima sul viso. È stato uno di quei momenti che restano impressi nella memoria, di quelli che ti ricordano perché cammini. Dopo l’alba, il rientro è stato lento e sereno.
Abbiamo salutato la Val Germénega con gratitudine, scendendo verso Caderzone Terme, dove il giorno successivo ci attendeva il talk di presentazione de La Via delle Valli organizzato dall’Azienda per il Turismo: il momento ufficiale per raccontare tutto ciò che avevamo vissuto, prima di tornare a casa con il cuore pieno di emozioni.
Per scoprire, per scoprirsi
E così si è chiuso il nostro viaggio in anteprima lungo La Via delle Valli. Tre giorni intensi tra cascate, pascoli, laghetti alpini e panorami che sembrano non finire mai, ma soprattutto tra storie, sorrisi e incontri che ci hanno fatto sentire parte di quei territori fantastici.
Torniamo a casa con gli occhi pieni di bellezza e con la consapevolezza che questo progetto non è solo un percorso su e giù per le valli: è un invito a rallentare, ad ascoltare la natura e a riscoprire il legame profondo con la montagna e con chi la vive ogni giorno.
La Via delle Valli ci ha regalato emozioni che porteremo dentro a lungo, e non vediamo l’ora di tornare a percorrere altre valli, una dopo l’altra, passo dopo passo, per provare magari un giorno, a riempire la credenziale di timbri.
Alla fine, mentre ripiegavamo la credenziale nello zaino e ci preparavamo a tornare a casa, ci siamo resi conto che attraverso gli itinerari de La Via delle Valli avevamo trovato molto più di quello che ci aspettavamo. Non solo sentieri da percorrere o panorami da fotografare, ma uno spazio in cui rallentare davvero, guardarsi intorno e, senza accorgersene, guardarsi anche dentro.
È questo il cuore del progetto: un invito a scoprire il territorio, certo, ma anche a scoprirsi un po’ di più. Perché camminare in luoghi come quelli che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, in fondo, è sempre un modo per rimettere a fuoco le cose importanti. Ogni valle, con il suo carattere unico, ci ha lasciato qualcosa. Un’emozione, un incontro, un ricordo da portare a casa. “Per scoprire e per scoprirsi” non è solo un motto: è una promessa mantenuta. Quella di un’esperienza che ti spinge a fermarti, ad ascoltare, a sentire. E a riscoprire, con la fatica, tra le risate, nei silenzi, la parte più vera di te.