La valle impervia
Herman Hesse – Siddharta
Per scoprire...
...per scoprirsi
La Val Rocchette con gli occhi di Francesco e Michele
ma il sentiero dov'è?I due amici, che si definiscono scherzosamente amanti del “ravanàge” (l’antica arte perduta di incasinarsi in montagna), anche se in realtà sono due forti alpinisti, una domenica mattina di buon’ora risalgono la Val Genova per esplorare la Val Rocchette, una delle sue più defilate ed impervie laterali.
Il sentiero, se così si può chiamare, si perde quasi subito tra l’erba alta e dedali di biforcazioni.
Francesco si ferma un istante, il fiato corto, e osserva il bosco cercando di capire dove sia la valle.
«Sei sicuro che sia di qui?» chiede, asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
Michele, qualche metro più avanti, si appoggia alle racchette da trekking e scruta la salita. «Sicuro no, ma se vogliamo arrivare in cresta prima di sera, questa è l’unica via.»
Intorno a loro, la vegetazione è fitta, incolta, quasi ostile. I rami bassi graffiano le braccia, le felci nascondono il terreno irregolare sotto i piedi. Ogni passo richiede attenzione. Il silenzio è rotto solo dal fruscio del vento tra le fronde e dal rumore del torrente, in lontananza.
Un piccolo piano ospita delle panchine, “Li Scarazi”. Si fermano un istante per togliersi le felpe, si comincia a sudare.
L'Osservatorio di GuerraMan mano che salgono, la valle si fa sempre più ripida, il bosco cede il passo alle rocce. Alcuni passaggi sono difficili, su roccette, senza protezioni, altri su prati scoscesi senza tracce fino ai resti dell’Osservatorio di guerra, una serie di muretti a secco risalenti alla Grande Guerra.
Salgono ancora, ammaliati da tanta amenità e purezza, finché ad un tratto, davanti ai loro occhi, si svela l’anfiteatro di pietra dominato dal Cimon delle Rocchette, dal Croz delle Baracche e dal Cimon delle Gere, testimoni silenziose di storie lontane. Francesco si ferma, il respiro affannoso per la fatica e l’emozione.
«Pensa a chi è passato di qui più di cent’anni fa...» sussurra.
Michele annuisce, lo sguardo perso tra le creste illuminate dall’ultimo sole.