La valle evocativa
J.R.R. Tolkien
Per scoprire...
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...per scoprirsi
Incontri fantasticiSi era alzato poco prima dell’alba, come tutte le giornate tardo primaverili quando iniziava la transumanza estiva che dalle baite di Bondon de Sora avrebbe portato fino agli alti pascoli di malga Stabol Fess. Era il secondo anno di servizio e aveva atteso quel momento per tutto l’inverno, perché dall’anno passato non aveva più visto i suoi due “bizzarri” amici.
Certo che un nano ed un elfo che vagano insieme tra i monti senza prendersi a parole, per non dire di peggio, è certamente una cosa bizzarra. Silvana e Laurino, questi erano i loro nomi, lo avevano osservato per tanto tempo prima di avvicinarlo ed era stata Silvana, con il suo carattere aperto e curioso, a fare il primo passo. Lei predilige stare nei prati ricchi di fiori di Fraìn, ai piedi del Cengol dal Sal, all’apparenza una protuberanza rocciosa. D'altro canto, come potrebbe essere altrimenti! I nani sanno bene come nascondere i propri tesori agli estranei con raffinati incantesimi. Ma Josef, dopo che l’elfa aveva addolcito il carattere burbero del nano, aveva potuto ammirare la maestosità e munificenza del castello scolpito nella pietra calcarea.
Mentre le stelle andavano spegnendosi Josef destava le mucche con i suoi richiami: era l’ora della mungitura! Pochi attimi dopo le grida dei pastori, mescolate al tintinnio dei campanacci, furono coperti da un rombo assordante! Boati e bagliori scossero la terra spaventando tutti quanti. Fu così che Josef risalì il fianco ghiaioso del Cengol dal Sal accompagnato dai suoi due amici sgomenti.
Arrivati all’ampio anfiteatro di malga Stabol Fess potevano solo scorgere quei bagliori oltre la cresta dei monti fin verso il Dosso dei Morti. Risalirono anche quel versante, sembrava che un drago si fosse destato dalla notte dei tempi. Non appena raggiunsero la cresta della Corna Vecia rimasero impietriti, senza parole e mentre lo sguardo si perdeva su quel panorama senza fine… bummm!
Sogno o son destoJosef si destò dal sonno di soprassalto, alle trincee del Dosso dei Morti giungevano gli echi nemmeno tanto lontani delle cannonate che l’esercito austriaco e italiano si scambiavano. La guerra lo aveva sfinito, tutti avrebbero voluto tornarsene a casa e cessare quelle ostilità alimentate dall’alito velenoso di un drago che solo i silenzi e la magia di quella valle sapevano dissipare.
Rientrato in Austria, al termine del conflitto, quelle immagini trasognate tornavano talvolta alla sua mente, ma né Silvana né Laurino comparvero più a mostrargli altri tesori e segreti nascosti di quella valle lontana del Trentino.