La valle spensierata
Erik Weihenmayer
Per scoprire...
OA OA
...per scoprirsi
Con lo sguardo del Bruffione“Puff, puff! Una bella fumatina di nebbie prima che si levi il sole è proprio quello che mi ci vuole questa mattina!”
Era assorto in questi pensieri il signor Monte Bruffione, dopo essersi destato che era ancora notte ed aver rimirato per tutto il tempo le stelle, quello spettacolo celeste non finiva mai di sbalordirlo. E pensare che ne erano passate di ere da quando si era sollevato, assieme a tutto il massiccio dell’Adamello, dalle distese marose per essere poco dopo, ironia della sorte, ricoperto da una spessa coltre di ghiaccio.
In quegli anni era un po’ difficile ammirare i profondi cieli stellati, filtrati dall’opaco tessuto della signora dei ghiacci, che amava distendere e raccogliere il proprio vestito a ritmi più o meno regolari. Anche se non gli dispiacevano quei momenti, amava di più gli attimi in cui i raggi di sole iniziavano nuovamente a riscaldare la sua testa completamente pelata ed i suoi occhi potevano colmarsi della profondità del cielo.
“Eh! ma da ora la mia testa si copre di nuova capigliatura, mentre voi amiche lontane rimanete pelate tutto l’anno!” Mentre rideva di questo sciocco pensiero, due minuscoli puntini si avvicinavano ai suoi piedi a passo spedito, dopo aver superato malga Val Averta e aver raggiunto malga di Bondolo. Nel tratto pianeggiante che ancora li separava dal ripido versante che li avrebbe condotti fin sulla cima scorreva spumeggiante il Rio Giulis, l'ultimo dei corsi d’acqua ad essere stato generato dalle fonti che da sempre custodisce nel suo petto. Quel torrente segue il lungo, e per molti tratti profondo e stretto, solco vallivo che raggiunge il lontano fondovalle.
spensierata ascesaQuanto lo divertiva l’ingegno umano!
Aveva battezzato il segmento più alto di quel solco esteso, scolpito nei millenni dai risvolti dell’abito di ghiaccio della dama bianca, Val Averta!
“Certo che l’ultimo pezzo, dopo l’ampia piana di Bondolo, è un pendio parecchio ripido! Ma quanto ci abbiamo messo?”
“Beh un’ora abbondante da malga Val Avèrta per oltre mille e cento metri di dislivello, siam venuti su bene”
“Eh certo! Con te si vien sempre su di corsa!”
“Però guarda che spettacolo! Dopo proseguiamo sul versante nord e raggiungiamo la Bocchetta di Remà”
“È da lì che si vede giù il lago fatato dei Casinei della Val Nova che mi dicevi?”
Mentre i due amici discorrevano, rifocillandosi spensierati di fronte a quell’orizzonte frastagliato e dai tanti colori, il signor monte Bruffione si chiedeva come mai gli uomini siano così ossessionati dal tempo e dalla fretta. Per secoli molti di loro li aveva visti andare su e giù per i pendii e le creste, e nel giro di un battito di ciglia sparire per non comparire mai più. Molto probabilmente la fretta li portava altrove, ma a lui piaceva starsene lì a rimirare il cielo e ogni tanto farsi anche una fumatina di sane nubi trasportate dalle correnti delle valli Averta e Nova.