La valle rugiadósa
Anna Achmatova
Per scoprire...
OA OA
...per scoprirsi
io non lo sapevoIo venivo dalla città e quelle cose non le sapevo, il fatto che si vive per quattro mesi in un posto dove in estate la notte arriva a 0 gradi e di mattina la rugiada si lascia cadere dalle foglie, esausta, per ritrovare finalmente il calore della terra.
Risalivo la Val di Borzago a suon di cambio marce con la mia Lancia Ypsilon, ai lati delle strade era pieno di casette sparse qua e là, all’apparenza disabitate, ferme nel tempo, in realtà riparo sicuro e carezza confortevole nei mesi più caldi dell’anno. Pensavo mi avrebbe fatto bene, un’estate lontano da tutto e da tutti, dedita al lavoro e a racimolare qualche soldo, immerso nell’aria pura di montagna.
Arrivato al Pian della Sega, presi il mio zaino, carico solamente del mio libro preferito Il giovane Holden, il caricabatterie del cellulare, le albicocche secche di nonna e qualche indumento. Il gestore del rifugio durante il veloce colloquio mi aveva detto ‘’bastano poche robe ma buone, che tengano caldo, e che si sporchino poco facilmente o te le dovrai lavare a mano’’, così avevo chiesto al nonno di darmi qualche camicia di flanella che usava quando lavorava nei campi.
ma ora lo soCosteggiavo il sentiero stretto e pieno di scalini con il fiato corto, rimpiangendo le troppe sigarette fumate durante l’anno. Man mano che salivo gli alberi mi salutavano, lasciando posto a una vegetazione sempre più nuda e sassosa. Cascate che si lanciavano perpendicolarmente da dirupi spaventosi mi lasciavano stupefatto in uno scenario malioso.
Dopo due ore di camminata, in lontananza vidi una piccola casetta, circondata da pendii e ben camuffata tra le rocce, con gli scuri del duplice colore che ha il cielo, azzurro e bianco. Mi lasciai pervadere da un senso di pace, Eccola, pensai, la mia casa per i prossimi quattro mesi, dove mi sarei svegliato prima dell’alba a preparare caffè latte per alpinisti assonnati ma pieni di voglia di avventura, dove avrei imparato a impastare canederli e ad accendere il fuoco senza l’aiuto dell’accendino ma solo con qualche suggerimento da chi, di esperienza ne aveva molta più di me.
Così era iniziata la mia avventura a 2400 metri, l’estate in cui la mia vita sarebbe cambiata per sempre.