Brilla il tombolo nelle case

Autore: Alberta Voltolini

Le ultime allieve della Scuola di pizzi e merletti di Javrè custodiscono la tradizione del merletto a fuselli, un sapere centenario che anela una possibilità di futuro. 

Le merlettaie di Marina SpironettiÈ un giorno d’autunno, breve di luce, la data prescelta per il servizio fotografico studiato da tempo con Marina Spironetti che, dopo un primo incontro preparatorio estivo insieme alle protagoniste, ha bene in mente gli scatti che cerca. Non saranno foto di merletti decorativi messi in bella mostra per l’occasione e nemmeno immagini folkloristiche di un’arte centenaria che rimane faticosamente viva nell’era della transizione digitale. Saranno, piuttosto, ritratti allo specchio, quello dell’obiettivo fotografico, capaci di restituire il legame tra cinque donne, interpreti contemporanee e tenaci dell’antica tradizione del merletto a fuselli, e l’arte che hanno imparato alla Scuola di pizzi e merletti di Javrè, chiusa nel 1990.

Brilla il tomBolo e intreccia viteIl tombolo, a distanza di oltre un secolo dalla sua diffusione in Trentino, brilla ancora nelle case della Val Rendena e incrocia il filo della tessitura alla trama della vita di ciascuna delle sue artefici. Il suo futuro è incerto, ma l’incredibile abilità delle (forse) ultime merlettaie e il principio di bellezza che il merletto trasmette meritano attenzione.

Flavia Valentini

Incontriamo per prima, nella sua casa di Javrè, Flavia Valentini, che possiamo considerare la leader del quintetto.
Tintinnano i fuselli di legno tra le sue mani mentre stringe tra i denti un sottile uncinetto di metallo che, al bisogno, brandisce con velocità per sistemare l’incrocio dei fili che girano velocemente sul tombolo, da uno spillo all’altro lungo il contorno del disegno. È un gioco leggero di pieni e di vuoti, che dura ore, tante, e giorni, numerosi, prima di arrivare al lavoro finito. Flavia mostra con orgoglio il suo primo merletto, una tessitura ampia ed elaborata realizzata a dieci anni. Oggi, però, preferisce sperimentare, utilizzando fili di metallo, o lasciarsi ispirare dai grandi artisti, riproducendo opere di Henri Matisse e di altri autori che, commenta, “dimostrano di avere senso”.

Flavia fa danzare le sue mani tra i fili e i fuselli.

Lei, tra le ultime diplomate alla Scuola statale quando dipendeva dall’Istituto tecnico industriale Michelangelo Buonarroti di Trento, è coraggiosa nella scelta dei disegni. Con il tombolo ha trasformato in merletto la “Donna afghana” della graffitista Shamsia Hassani, emblematica ed espressiva anche declinata al fusello.

Comprendiamo quanto in passato la bellezza del tombolo sia stata decorativa, il punto forte dei corredi matrimoniali mentre oggi, liberato dai luoghi comuni e da consuetudini di genere che non hanno più ragion d’essere, possa trasformarsi in arte militante.

“L’arte del merletto a fusello non è stata tramandata dalle madri alle figlie, ma dalle insegnanti alle allieve”.

“La realizzazione di  un merletto a fuselli - spiega Flavia  Valentini - richiede un’abilità che purtroppo si sta perdendo. Dal Duemila, attraverso l’associazione “Al filò dal lundì”, stiamo cercando di mantenerla viva attraverso l’organizzazione di mostre e iniziative culturali, la partecipazione a concorsi ed eventi, l’approfondimento di altre esperienze simili attive in Italia. Al contrario di quanto molti pensano, è un sapere che non si è tramandato da madre in figlia, ma da insegnante ad alunna. La mancanza che sentiamo di più oggi è proprio quella di una maestra vera e propria che possa farci crescere e accompagnare lungo una strada nuova, più innovativa. A Cantù oppure a Gorizia, città forti di una tradizione antica e consolidata nel tempo, il merletto è rinato seguendo un’inclinazione più artistica”.

Silvia Valentini

Il secondo appuntamento è con Silvia Valentini che impiega il merletto a fuselli come valore aggiunto all’interno di un percorso creativo del tutto originale. Certo, anche Silvia ha una preziosa collezione di merletti dal sapore antico, realizzati quando era un’allieva, ma negli oggetti che realizza ora, eleganti e alla moda, la tecnica del tombolo è quasi impercettibile all’occhio inesperto e diventa il dettaglio prezioso che fa la differenza. Dà nuova vita ad abiti non più utilizzati, materiali vari e scampoli destinati ad essere buttati. Con il tombolo, utilizzando fili di perline colorate conservati dall’infanzia, ha realizzato un vistoso gioiello.

“I miei lavori - dice - raccontano qualcosa della mia storia o della storia dei miei familiari.Come la borsa confezionata partendo da un vecchio paio di pantaloni appartenuti a mio papà oppure una pochette con un ricamo che omaggi l’affetto tra sorelle”.

Michela Gottardi

La visita successiva è a casa di Michela Gottardi che ha affidato al filo del merletto e della memoria il suo amore per l’Africa, visitata in lungo e in largo attraverso numerosi viaggi. I merletti che ci presenta prediligono disegni semplici, “puliti”, commenta Michela, e ben definiti. Ad esempio animali, come un orsacchiotto, una gallina, un gatto e un topolino, tra i quali risalta la giraffa della savana.

“Alla Scuola - racconta Michela - ci insegnavano a ricamare per preparare il corredo matrimoniale che faceva parte della dote. Non l’ho mai utilizzato né ho mai servito un tè ingessato dalla presenza di pizzi e merletti. Una volta concluso, se il lavoro era fatto male, le maestre te lo disfavano e lo dovevi rifare da capo”.

Manuela Sauda

Dopo Michela raggiungiamo, a Villa Rendena, in una casa piena di arte, fantasia e colore, Manuela Sauda.
“Io non faccio merletti - è il suo esordio - sono una creativa”. Con il tombolo ha intrecciato persino pagine di carta dando forma ad alcune creazioni molto originali, dal sapore contemporaneo. Il tombolo può essere anche tridimensionale, diventa volume senza perdere in leggerezza.
Manuela ce lo dimostra con la fantasiosa e premiata mongolfiera che ha realizzato qualche anno fa.

Manuela e i suoi merletti artistici e contemporanei.

Cristina Pouli

Completiamo gli appuntamenti incontrando Cristina Pouli che ci accoglie in una grande casa dove i merletti decorano e ingentiliscono gli ambienti domestici. Catturiamo l’ultimo raggio di sole prima che si spenga dietro i camini fumanti di Javrè.

Marina comincia a scattare mentre la luce sta scivolando via dalla scena. “Ci siamo, è questo”, afferma dopo qualche tentativo, liberando Cristina dall’immobilità della posa e annunciando la fine del servizio fotografico.

Nella tessitura il filo del merletto si incrocia ai sentimenti e al vissuto delle merlettaie.


COS’È IL TOMBOLO?
L’enciclopedia Treccani definisce il tombolo come una tecnica che consiste nell’utilizzo di uno “speciale cuscino per l’esecuzione del merletto a fuselli. Può essere sostenuto da un apposito telaio o anche essere appoggiato su un cestello o qualsiasi altra cosa che lo tenga fermo all’altezza delle mani. Il merletto ottenuto con questa lavorazione si chiama anch’esso tombolo”.
UNA RICERCA COMPLESSIVA.
Recentemente, Irene Fratton ha compiuto un’ampia ricerca raccogliendo documenti e testimonianze sulle storie delle scuole di pizzo e merletto in Trentino e realizzando uno studio complessivo su questo sapere. Nella sua tesi, scritta per il Corso di Laurea magistrale in Antropologia culturale, Etnologia, Etnolinguistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e intitolata “Ho ‘mparà quela volta, ala scóla dei pizzi... Storie di allieve e maestre delle scuole di merletto del Trentino”, scrive: “La storia delle merlettaie è dunque una storia intensa, che parla di conoscenze, saperi, capacità, ma anche spirito d’iniziativa, creatività, attaccamento al territorio e alla comunità. Si tratta di una storia a lungo nascosta; l’obiettivo di questa ricerca è di provare a restituire voce alle sue vere protagoniste, in modo che la possano raccontare”.
Per approfondire la storia del merletto a fuselli in Val Rendena ci sono anche il libro “Scuola statale di pizzi e merletti di Javrè” pubblicato dal Rotary Club di Madonna di Campiglio nel 2007 e gli Atti del convegno “Cent’anni di merletti a Javrè 1907-2007”, pubblicati a cura del Comune di Villa Rendena nel 2008.
LA SCUOLA STATALE DI PIZZI E MERLETTI DI JAVRÈ.
Le scuole professionali femminili per imparare il merletto a fuselli si diffusero nel Tirolo italiano a partire dalla fine dell’Ottocento. La prima di queste scuole fu inaugurata a Proves, in Val di Non, nel 1873. Seguirono, poi, quelle di Cles, Malè, Luserna, Predazzo, Calavino, Tione di Trento, Cortina d’Ampezzo, Javrè, Borgo Valsugana, Rovereto, Trento e Cembra. La scuola di Tione rimase in attività pochi anni, quella di Javrè sopravvive tuttora attraverso l’attività di un gruppo di ex allieve riunite nell’associazione “Al filò dal lundì” e nell’anonimato di alcune case. Tra le ex alunne, anche Marisa Dorna che fu allieva della Scuola statale tra gli anni Cinquanta e Sessanta e, successivamente, maestra del corso provinciale.

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