Soccorso alpino, un impegno lungo settant’anni
Una storia di altruismo e organizzazione. Protagonisti uomini e donne con lo spirito dei volontari e la preparazione dei professionisti.
Il Soccorso Alpino del Trentino effettua una media di 1.200 Interventi all’annoSettanta più uno. Sono gli anni di attività raggiunti dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas) - Servizio provinciale Trentino celebrati nel 2022 con una serie di iniziative tra le quali una mostra fotografica presentata al 70° Trento Film Festival e poi itinerante nei paesi sede di stazioni di soccorso. L’esposizione, excursus nella storia del Corpo e nei suoi valori fondanti, è giunta a Pinzolo a luglio dell’anno scorso trasformandosi in una doppia opportunità: quella di conoscere l’avventura trentina del Soccorso Alpino, illustrata attraverso sette temi chiave - passione, formazione, struttura, innovazione, cielo, soccorso sanitario e prevenzione - e quella di scoprire quanto Pinzolo, in particolare, e la Val Rendena sentano il legame, ieri come oggi, con l’attività di soccorso. Accanto alla mostra ufficiale è stata infatti esposta una sorprendente raccolta di documenti storici e attrezzature originali d’epoca, dagli zaini alle corde, dalle sonde da neve e valanghe alle barelle fino alle radioline per le comunicazioni. Tutto il materiale è stato reso disponibile dalle famiglie dei soccorritori in quantità e qualità che bastano per meritarsi una rassegna permanente. Il filo dell’appartenenza ad una comune storia di impegno verso gli altri, fatta di passione e generosità, unisce i soccorritori del passato, pionieri nell’ideazione di attrezzature e tecniche di salvataggio, ai soccorritori del presente, supportati dall’innovazione e da una preparazione continua, minuziosa, professionalizzante.
L’INIZIO DELLA STORIA Siamo negli anni ‘50 e mentre in varie zone d’Italia il Cai (Club alpino italiano) sostiene l’attivazione di squadre volontarie e spontanee di soccorso, in Trentino la Sat (Società alpinisti tridentini) promuove la prima realtà organizzata di soccorso in montagna sul territorio italiano. L’istituzione formale avviene nel 1952 con la nascita del Soccorso alpino Sat diretto dal medico Scipio Stenico con la collaborazione di Carlo Colò e Mario Smadelli e il supporto economico della Regione Trentino Adige e della Provincia autonoma di Trento. Il progetto avviato è ampio, articolato, studiato nei minimi particolari e deciso dopo un avvenimento che colpisce il Trentino e segna un prima e un dopo nella storia del soccorso in montagna. Nell’estate del ‘52 un drammatico incidente accade sulle Dolomiti di Brenta, alla Bocca dei camosci. Quattro giovani escursionisti cadono in un crepaccio e solo una ragazza sopravvive, salvata tre giorni dopo. È anche a seguito di questo fatto che, nel corso della stessa estate, il progetto compie significativi passi operativi. Nei rifugi Sat sono installati i primi armadietti di pronto soccorso e si comincia a lavorare sull’attrezzatura, ideata dal nulla con sperimentazioni, prove, aggiustamenti. Particolari studi sono dedicati alle modalità di recupero dei traumatizzati in parete, fino alla realizzazione, nel 1962, di un attrezzo rispondente, nello stesso tempo, all’utilizzo in aree impervie, alla calata in parete e al trasporto di feriti con la teleferica. Il Soccorso della Sat progetta e realizza anche le scalette da 5 metri con gradini in metallo leggero, le cinture di sicurezza con bretelle per scalata in parete, lo zainetto per ristoro e uno speciale attrezzo per improvvisare una barella di fortuna con gli sci, e altro ancora. Presso i rifugi alpini, le stazioni degli impianti di risalita e le malghe sono installati i posti di chiamata.
La stazione di Pinzolo è stata la prima operativa in Italia.
LA PRIMA STAZIONE E I PIONIERI Di rilevanza storica, sempre nel 1952, è l’avvio delle stazioni di soccorso alpino organizzate a Canazei, Pozza-Vigo di Fassa, San Martino di Castrozza, Primiero, Levico, Caldonazzo, Riva del Garda, Molveno. La prima stazione trentina ad essere operativa è quella di Pinzolo guidata, per tanti anni, da Angiolino Binelli, poi fondatore, nel 1972, della Targa d’argento-Premio di solidarietà alpina. A Pinzolo i primi aderenti al Soccorso alpino sono le vecchie guide della Sat e, tra loro, una rilevante importanza l’hanno i Collini, i Maffei, i Maturi e i Ferrari che inventano nodi e tecniche di recupero sperimentati per la prima volta. La guida alpina Cornelio Collini “Pipòt” è il primo tesserato del neonato Corpo soccorso alpino mentre Clemente Maffei “Gueret”, alpinista di fama internazionale, dona la sua attrezzatura al Soccorso. Angiolino Binelli, invece, introduce un’innovazione epocale: l’utilizzo delle comunicazioni radio per collegare i rifugi alla stazione di Pinzolo. Nel 1954 il Corpo conta 25 stazioni e 422 volontari iscritti, nel 1962 ne fanno parte 34 stazioni di fondovalle con 843 volontari.
UN MODELLO DI SOCCORSO Scipio Stenico e i suoi collaboratori sono poi incaricati di estendere l’organizzazione e il modello operativo del Soccorso alpino trentino alle altre regioni italiane, adottando l’attrezzatura creata e già sperimentata con successo in numerosi salvataggi e altrettante esercitazioni. Nel 1955 uno statutoregolamento valido per tutta Italia è approvato dal Consiglio del Cai e alla fine del 1959 la sede centrale si sposta da Trento a Parma mentre si registrano 67 stazioni equipaggiate con i principali materiali, un adeguato numero di volontari assicurati contro gli infortuni e perfettamente addestrati. Nel 1963 il Parlamento approva la legge 91/63 sul riordinamento del Cai e, di conseguenza, nel 1967 il Csa diventa Cnsa, Corpo nazionale soccorso alpino.
LE RECENTI EVOLUZIONI Nel 1990 il Soccorso speleologico si trasforma e da sezione di Soccorso alpino diventa parte integrante della struttura. Nasce così il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas). Nel 1995, la nuova legge 225/21992 individua il Cnsas tra le strutture nazionali del Servizio nazionale della protezione civile. Impegnato su vari fronti di intervento, il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico è attualmente presente su tutto il territorio nazionale con 21 servizi regionali o provinciali che convergono in 31 delegazioni alpine e 16 delegazioni speleologiche che, a loro volta, racchiudono le stazioni. Queste ultime sono 242, le speleologiche 27, per un totale di oltre 7.200 tecnici.
IN TRENTINO, OGGI Nella provincia di Trento il Soccorso alpino è una struttura operativa della Protezione civile della Provincia autonoma di Trento. L’organizzazione è impegnata sul piano dell’operatività e svolge in media più di 1.200 interventi di soccorso all’anno su diversi terreni: dalla roccia all’ambiente innevato e ghiacciato, dai sentieri alle forre e alle grotte, dal bosco ai terreni impervi e agli impianti a fune. Inoltre promuove un’intensa attività di comunicazione e informazione verso la collettività con l’obiettivo di prevenire gli incidenti in montagna. Del Soccorso alpino e speleologico trentino fanno parte circa 700 soci altamente formati con diverse qualifiche e particolari specializzazioni, pronti a intervenire su tutto il territorio 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. L’operatività è garantita da 33 presidi territoriali e 1 stazione speleologica ripartiti in 7 zone amministrative e 5 aree operative. Nell’ambito turistico Madonna di Campiglio è attiva l’Area operativa AdamelloBrenta con le stazioni di Pinzolo, Madonna di Campiglio, Val Rendena-Busa di Tione, Valle del Chiese, Giudicarie Esteriori, San Lorenzo in Banale e Molveno.